Nei suoi scritti Leonardo esprime piena consapevolezza dei limiti della prospettiva lineare quattrocentesca, inadatta a restituire l’esperienza della visione, la percezione della distanza, della profondità e della tridimensionalità, dal momento che esclude la visione binoculare.
Per supplire a questa lacuna, Leonardo chiama in causa la prospettiva dei colori, già abbozzata dall’Alberti, e quella aerea (o dei perdimenti). Entrambe diventeranno presto una materia di studio essenziale per i pittori.
Così le osservazioni sulla visione binoculare, se possono apparire prive di conseguenze nella pratica corrente della pittura del suo tempo, apriranno la strada nell’Ottocento alle ricerche sulla stereoscopia e sull’ottica fisiologica. Se ne ha un preciso riscontro anche nei primi trattati teorici di fotografia e nei Principi scientifici del Divisionismo (1906) di Gaetano Previati.