Mobirise

1.
Diotti legge Leonardo

Nella formazione romana (1804-1809) di Giuseppe Diotti non contano solo il bello ideale, lo studio delle stanze di Raffaello e la copia dall’antico, ma soprattutto i preziosi suggerimenti del Segretario dell’Accademia di Brera che ne sorvegliava a distanza i progressi - Giuseppe Bossi - allora impegnato nella riscoperta di Leonardo da Vinci.
Al principio del 1806 Bossi lo sollecitava a leggere il Trattato della pittura, riedito due anni prima nella collana dei Classici Italiani, e Diotti rispondeva di aver già provveduto:
«... il libro di Leonardo lo tengo appresso di me». Le tracce di quel prezioso vademecum emergeranno in seguito nel suo modus operandi

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«La lettera che con tanta bontà à accompagnata con quella del giudizio della commissione, non fa che confermarmi le sue premure per il progresso delli pensionati e in special modo per me: A qualunque delle sue istruzioni contenute in essa io non saprei qual scusa adurre onde alleviare le mancanze de’ miei disegni; lo vedo, lo conosco che senza una maturata ponderazione non si riesce mai a far bene, e pure io l’assicuro che non ho mancato d’impiegarmi con tutta la mia possibile capacità: quello che posso dirli con tutta sicurezza è che in seguito sarà per me un precetto inviolabile il tenere sempre fitti nella mente gli suoi ricordi, quali assolutamente sono un pegno della più verace benevolenza: già a quest’ora il libro di Leonardo lo tengo appresso di me; dopo dommani men vado a S. Spirito a studiare per la prima volta l’annatomia, terminato questo studio darò principio a qualche idea riguardo al disegno che sono in dovere di spedire in quest’anno, e se lei volesse avere la bontà indicarmi vari sogetti di carattere volentieri ne scieglierei qualcheduno per metterlo in esecuzione; dico di carattere perché mi preme a far quello che può più facilmente allontanarmi dallo stile infelice auto da principio. Di questo nuovo attestato delle sue premure mi lusingo che non vorrà privarmene; Intanto io la ringrazio, augurandomi a poter essere valevole onde contestarle la mia gratitudine // P.S. Ho fatto da molto tempo il pensiero in grande del disegno del concorso, ma la necessità d’altri studij più necessarj temo che non mi permetterà d’eseguirlo».

Lettera di Giuseppe Diotti a Giuseppe Bossi, Roma, 11 gennaio 1806
(in: Archivio Storico dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Pensionato artistico)