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Lo studio dei panni

All’interno del suo Trattato Leonardo dedica un intero capitolo di studio sui panneggiamenti. Indagandoli, si possono carpire i segreti del chiaroscuro e il gioco dei riflessi e delle ombre, si può comprendere come celare-rivelando le forme del corpo umano, per accentuare i moti delle figure.
Il disegno delle pieghe, soprattutto sui manichini, resterà una delle materie basilari fino alla metà dell’Ottocento nelle moderne Accademie di Belle Arti.  
Ne evoca l’inesauribile portata l’omaggio di Giorgio Tentolini ai magistrali studi pittorici di panni di Leonardo, in un gioco visivo che si fa mimetico del disegno-dipinto, trattenuto nella variabile relazione luce/ombra di un velo intersecante, in dieci strati, la piramide visiva. Nel suo Appel du vide il panno non rivela più un corpo, ma la visione stessa.

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«Li panni che vesteno le figure debbono mostrare d’essere abitati da esse figure. Con breve circuizzione mostrare l’attitudine e moto di tale figura e fuggire le confusioni di molte pieghe, e massime sopra i <ri>lievi, acciò che siano cogniti».

LEONARDO DA VINCI, Libro di pittura, parte IV, 529, De’ panni che vesteno le figure

«Le figure essendo vestite di mantello non debbono tanto mostrare lo nudo, che ‘l mantello paia in su le carni, se già tu non volessi che ‘l mantello fusse su le carni; imperò che tu debbi pensare che tra ‘l mantello e le carni sono altre veste ch’impediscono lo scoprire [e ‘l parere] la forma delle membra sopra il mantello; e quella forma di membra che fai discoprire, falle in modo grosse, che gli aparisca sott’al mantello altri vestimenti; ma solo farai scoprire la quasi vera grossezza delle membra a una ninfa o uno angelo, li quali si figurino vestiti di sottili vestimenti, sospinti et impressi dal soffiare de’ venti; a questi tali e simili si potrà benissimo far scoprire la forma delle membra loro».

LEONARDO DA VINCI, Libro di pittura, parte IV, 539, Delle poche pieghe de’ panni